Maschere, colori, risate e allegria, ma anche satira e politica. Tutto questo è oggi il Carnevale. Ma come nasce la festa più amata da grandi e piccini? Sapete che i romani avevano una festa simile? E cosa c’entano il teatro e Venezia? Scopritelo con me nel podcast di questa settimana!
Trascrizione:
Il carnevale è speranza:
La gente torna dalla lontananza
La gente triste ride nella danza
La gente grande vive un’altra infanzia
Le parole che avete sentito in apertura sono di un artista brasiliano di nome Chico Buarque. Probabilmente i brasiliani che ci stanno ascoltando lo sanno, ma questo cantante Brasiliano ha vissuto per un periodo in Italia. Negli anni 70, infatti, il Brasile stava vivendo una dittatura militare che ha portato cantanti come Chico all’esilio. In Italia ha inciso alcuni cd in lingua italiana e questa canzone d’apertura è contenuta in un cd scritto con Ennio Morricone e chiamato “Per un pugno di samba”. Comunque, tutta questa premessa per dire che oggi voglio parlare di Carnevale!
Lo so, abbiamo passato da tempo la lettera C, ma voglio dedicare questa puntata extra al carnevale perché oggi in Italia stiamo vivendo il carnevale, un momento dell’anno vivo e di festa, nonostante i problemi.
Ho deciso quindi di dedicare questo momento alla storia del carnevale.
Eh sì, perché tutti sappiamo cos’è il carnevale, pochi però ne conoscono la storia e l’origine.
Oggi, il carnevale è un momento di divertimento che si svolge durante i mesi invernali e precede la Quaresima. Il Martedì Grasso, infatti, segna nei paesi cattolici la fine del carnevale e l’inizio della penitenza di 40 giorni rappresentata dalla Quaresima.
Da dove arriva però il carnevale?
Ci sono diverse teorie, ma sicuramente è un rito molto antico che unisce rituali pagani dedicati alla fecondità e all’allegria con celebrazioni per la fertilità della natura. Risate, danze e scherzi rendono il Carnevale un momento molto felice e celebrativo.
La stessa parola Carnevale ha interpretazioni diverse. Può derivare dal latino car navalis, un rito antico che coinvolgeva, appunto, una nave. Oppure, sempre dal latino, carnes levare (togliere la carne) oppure ancora dal latino carne vale (carne, addio), due nomi che alludono alla Quaresima e quindi al rito cristiano del digiuno. Digiuno significa: non mangiare; quando non mangiamo.
Probabilmente il Carnevale unisce diversi riti che erano celebrati nell’antichità in questo stesso periodo. Nell’antica Roma, febbraio era il mese della purificazione. Il passaggio dall’inverno alla primavera rendeva possibile comunicare con il mondo dell’aldilà, il mondo dei morti.
A queste cerimonie di purificazione si univano i riti di fecondazione come i Lupercali – così chiamate – feste antiche che erano fatte in onore di Marte e del dio Fauno.
In epoca romana c’era una festa che si svolgeva a dicembre che può aver influenzato il carnevale. I Saturnali, così erano chiamati, erano dedicati al dio Saturno. Durante questa festa, per un giorno soltanto, l’ordine costituito si rovesciava lasciando spazio alla libertà totale.
Le classi più basse della società potevano vivere un giorno di libertà e benessere. Pensate che gli schiavi per un giorno potevano comportarsi come uomini liberi.
Anche se i Saturnali erano festeggiati a dicembre, hanno molti lati simili al Carnevale moderno, che rappresenta un po’ un giorno di libertà dove tutti possiamo essere quello che vogliamo, pensateci.
Queste feste continuano poi per tutto il Medioevo, con dei piccoli cambiamenti. Poco a poco, si integrano nel calendario Cristiano e il Carnevale diventa il momento che precede la Quaresima. Ancora oggi diciamo: “a Carnevale, ogni scherzo vale!. Bene, nel Medioevo ci sono mascherate danzanti, gioia e feste. Oltre ovviamente a grandi mangiate nelle corti. Scorpacciate, come diciamo in italiano. Conoscete questa parola? Una scorpacciata, mangiare tanto.
Le leggi della morale e le regole erano sospese per un giorno. Gli uomini si vestivano con abiti femminili, i ricchi si travestivano da poveri, perché secondo un antico detto latino è lecito essere folli una volta l’anno! Folli significa pazzi.
Le danze ballate in queste feste ricordavano i rituali legati alla terra. C’è ad esempio una danza, che si chiama “il saltarello laziale”, che ricorda il crescere delle spighe di grano.
Danze, risate e amore santificavano il ritorno della primavera.
Nel Rinascimento
Nel Rinascimento poi, nascono i carri allegorici, quelle grandi costruzioni colorate che ancora oggi sfilano per carnevale in molte città italiane. Non so se avete mai visto questi carri. I carri, chiamati in quell’epoca trionfi, permettevano a tutti di partecipare e la città si trasformava in una grande festa.
A Firenze, questa tradizione è stimolata da Lorenzo il Magnifico. Ma anche in altre grandi città come Roma, Milano, Bologna e Ferrara, ecc, si organizzavano carri che rappresentavano storie mitologiche, episodi della Bibbia, allegorie, favole e leggende.
Questi carri, chiamati anche Trionfi, appunto, diventano poco a poco uno strumento di propaganda politica e culturale delle classi al potere per il popolo. Anche oggi, in Italia, i carri che vengono fatti durante il periodo di Carnevale devono raccontare una storia oppure contengono allusioni politiche molto spesso.
Le maschere
A Carnevale, come sappiamo, tutti usano le maschere. Le maschere sono usate sin da tempi antichi, ma in Italia nascono a Venezia. Nel 1600 la Commedia dell’Arte porta le maschere in teatro e sono inventati molti personaggi che sono ancora oggi molto conosciuti: Arlecchino, Pantalone, Balanzone. Tutti questi personaggi ereditano dalla festa del Carnevale il gusto per la risata, lo scherzo, il travestimento.
Nel 1700 e nel 1800 poi si aggiungono altri personaggi, come Pulcinella, e la Commedia dell’Arte diventa popolare in tutta Europa.
Oggi il Carnevale rimane molto forte ed è una festa amata da tutti, grandi e piccini. Negli anni, questa festa ha perso un po’ l’origine sacra che aveva in principio, ma non, però, la vena satirica e a volte politica.
I carri, i dolci tipici, le maschere e i coriandoli sono gli elementi tipici del Carnevale Italiano. Oltre al Carnevale di Venezia, altre tradizioni, come quella del Carnevale di Viareggio sono diventate famose internazionalmente.
Bene, abbiamo un po’ percorso la storia del carnevale insieme.
Terminiamo con una filastrocca per bambini scritta dal grande Gianni Rodari. Questa filastrocca parla di tre maschere: Arlecchino, Gianduia e Pulcinella. Arlecchino è una maschera bergamasca, Gianduia è una maschera piemontese e Pulcinella è la famosa maschera napoletana.
Ecco qui, filastrocca:
Se comandasse Arlecchino
il cielo sai come lo vuole?
A toppe di cento colori
cucite con un raggio di sole.
Se Gianduia diventasse
ministro dello Stato,
farebbe le case di zucchero
con le porte di cioccolato.
Se comandasse Pulcinella
la legge sarebbe questa:
a chi ha brutti pensieri
sia data una nuova testa.
Anche per oggi abbiamo finito. Se volete scambiare qualche idea, vi aspetto sul gruppo Facebook del podcast oppure potete mandarmi un’email.
A presto e grazie per l’ascolto
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